Hanno fatto la loro prima apparizione sui capi di moda negli anni ’70, momento storico in cui la ribellione di spirito si esprimeva in ogni forma, dalla musica all’arte, approdando anche all’abbigliamento che diventa più trasgressivo. Difatti inizialmente le borchie appartenevano fondamentalmente allo stile punk, moda nata negli Stati Uniti che, però, spopola a Londra.

La prima stilista che portò le borchie sulle passerelle, rendendole celebri e parte integrante del mondo della moda, fu Vivienne Westwood che, verso la metà degli anni ’70, con il marito Malcom McLaren divenne creatrice, manager e guida dei Sex Pistols. Il look del gruppo musicale era improntato su uno stile molto aggressivo e dal carattere fortemente punk, tant’è che sul palco facevano capolino non solo borchie disseminate su pantaloni e giacche, ma anche catene, tartan e pelle, che ne accentuavano lo stile.

Persino una griffe storicamente elegante come Chanel, nel 2000 accoglie le borchie nel suo stile, regalando loro un tratto meno aggressivo, perché inserite in una linea morbida e raffinata in cui piccole borchie tonde ed argentate, diventano un dettaglio che regalano un’anima rock ad un abbigliamento bon ton, mescolando sapientemente due ingredienti tanto opposti quanto perfettamente in equilibrio tra loro.
Re delle borchie diventa Valentino nel 2012, che le ripropone sulle sue celebri borse Rockstud ma in versioni del tutto rinnovate, svuotandole del loro primitivo simbolismo punk.
Ad oggi le borchie, quei piccoli ornamenti metallici che decorano soprattutto la pelletteria, restano un elemento di contrasto che la moda sfrutta adeguatamente tra la sobria classicità e la voglia di trasgressività.
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